Emma's Fantastic Journeys by Stefano Donno

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sabato 19 aprile 2025

Angelo Longoni: Un’eredità di storie intense e visioni coraggiose

Oggi, 19 aprile 2025, il mondo del cinema, del teatro e della televisione italiani ha perso una delle sue voci più poliedriche e appassionate: Angelo Longoni. Stroncato a 68 anni da un rarissimo mesotelioma pleurico, causato dall’esposizione all’amianto, Longoni lascia un vuoto che si avverte già profondamente. Come creator e appassionato di narrazioni sceniche, non posso fare a meno di riflettere sull’impatto di un artista che ha saputo attraversare con grazia e audacia i confini tra palco, schermo e pagina scritta, regalandoci opere che hanno toccato il cuore e stimolato la mente.
Un percorso nato dalla passione
Nato a Milano nel 1956, Longoni si è formato alla prestigiosa Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, un luogo che ha plasmato generazioni di talenti. La sua carriera è iniziata come attore, sotto la guida di maestri come Mario Gonzalez del Conservatorio di Parigi, ma è stato il suo passaggio alla scrittura e alla regia a rivelare la sua vera vocazione. Longoni non era solo un tecnico della scena: era un narratore che amava esplorare l’umano, spesso con un tocco di ironia e una sensibilità acuta per le complessità delle relazioni.
Dopo anni di gavetta come attore, ha iniziato a firmare testi teatrali che hanno subito attirato l’attenzione per la loro freschezza e il loro coraggio. Opere come Uomini senza donne (1988, vincitore del Premio Fondi La Pastora) e Naja (1987, Premio Riccione ATER) hanno dimostrato la sua capacità di trasformare esperienze quotidiane in riflessioni universali. Questi lavori, portati con successo dal teatro al cinema, hanno segnato l’inizio di una carriera che non si è mai fermata ai confini di un solo medium.
Il teatro come laboratorio dell’anima
Longoni era un maestro nel dare nuova linfa alla drammaturgia contemporanea italiana. I suoi spettacoli, spesso commedie dal sapore agrodolce, esploravano temi come l’amore, il tradimento, l’onestà e la lotta di classe con una scrittura essenziale ma mai banale. Pensiamo a Xanax (2001-2002), che mette in scena due sconosciuti costretti a condividere un momento di estrema intimità in una situazione claustrofobica, o a Maldamore (2012), una commedia all’italiana che intreccia tradimenti e riconciliazioni con un cast stellare, poi adattata per il cinema con nomi come Luca Zingaretti e Ambra Angiolini.
Fino all’ultimo, Longoni ha continuato a lavorare con un’energia che sembrava sfidare la malattia. A marzo 2025, era in tournée con Chi è io, una commedia brillante con Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi, mentre Noi Giuda, con Massimo Ghini, è in programma al Teatro Parioli-Costanzo di Roma dal 14 al 19 maggio. Quest’ultima opera, come ha sottolineato la moglie Eleonora Ivone, rappresenta una sorta di testamento artistico: un lavoro che riflette sulla colpa, sul tradimento e sulla redenzione, temi che Longoni ha sempre affrontato con profondità e umanità.
Il cinema e la televisione: un dialogo con il pubblico
Se il teatro era il suo laboratorio, il cinema e la televisione sono stati i mezzi attraverso cui Longoni ha raggiunto un pubblico più ampio. Film come Uomini senza donne (1996), con Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi, e Naja (1997) hanno portato la sua visione sul grande schermo, mescolando commedia e dramma con un’attenzione particolare ai conflitti generazionali e sociali. La sua miniserie Caravaggio (2008), con Alessio Boni, è un esempio perfetto della sua capacità di rendere accessibili figure storiche complesse, raccontando l’artista tormentato con una narrazione avvincente e visivamente potente. Premiata al Capri Hollywood Film Festival, questa produzione ha confermato il suo talento nel bilanciare rigore storico e appeal popolare.
Anche in televisione, Longoni ha lasciato il segno con lavori come Un amore di strega (2009), con Alessia Marcuzzi, e Tiberio Mitri: il campione e la Miss (2011), che raccontava l’Italia degli anni ’50 attraverso la storia d’amore tra il pugile Mitri e Fulvia Franco. Questi progetti mostrano un autore che non aveva paura di sperimentare, passando dalla commedia leggera al dramma storico con una coerenza stilistica invidiabile.
Un impegno culturale senza confini
Oltre alla sua produzione artistica, Longoni è stato un pilastro della cultura italiana. Come fondatore del CENDIC (Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea) e della società Wake Up Produzioni, si è dedicato alla formazione di nuovi talenti e alla promozione della drammaturgia. Insegnante di recitazione, drammaturgia e regia, ha condiviso la sua esperienza con generazioni di artisti, lasciando un’eredità che va oltre le sue opere.
La sua versatilità si riflette anche nella scrittura di romanzi e racconti, un’attività che ha coltivato con la stessa passione riservata alla scena. Il suo ultimo romanzo, Destino, uscirà postumo il 15 maggio 2025 per Giunti Editore. Descritto come un thriller sul caso e gli incroci imprevedibili della vita, questo lavoro promette di essere un altro tassello del suo lascito. Eleonora Ivone, sua moglie e collaboratrice, ha già tratto una sceneggiatura da questo romanzo, che dirigerà come suo secondo film, un omaggio al loro percorso condiviso.
Un addio che è un arrivederci
La notizia della sua scomparsa, diffusa ieri dalla moglie Eleonora Ivone, ha suscitato un’ondata di cordoglio. Colleghi come il regista Stefano Reali lo hanno ricordato come “un gentiluomo”, mentre sui social si susseguono messaggi di ammirazione per un artista che ha saputo raccontare l’Italia con ironia e verità. I funerali, previsti per mercoledì 23 aprile alla Chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, saranno un momento per celebrare una vita dedicata all’arte.
Come creator, non posso fare a meno di sentirmi grato per il lavoro di Longoni. Le sue storie, che si muovono tra risate e riflessioni profonde, ci ricordano il potere del teatro e del cinema di connetterci, di farci specchiare nelle nostre fragilità e speranze. Se amate il teatro, vi consiglio di recuperare Noi Giuda al Parioli o di rivedere Caravaggio per immergervi nella sua visione. E se, come me, credete che un artista non muoia mai davvero, continuate a cercare le sue opere: Angelo Longoni è ancora lì, in ogni storia che ha raccontato



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