Il Monte Faito, con i suoi faggi secolari e il panorama mozzafiato sul Golfo di Napoli, è sempre stato un luogo dove il tempo sembra rallentare, dove la natura sussurra storie di bellezza eterna. Ma il 17 aprile 2025, questo angolo di paradiso campano è stato teatro di un dramma che ha scosso l’Italia e il mondo: la caduta di una cabina della funivia che collega Castellammare di Stabia alla vetta, un incidente che ha strappato quattro vite e lasciato un sopravvissuto in condizioni critiche. Come narratore di storie, sento il peso di raccontare non solo i fatti, ma anche il cuore di questa tragedia, il suo impatto su una comunità e le domande che ci lascia.
Emma's Fantastic Journeys by Stefano Donno
Emma's Fantastic Journeys by Stefano Donno
venerdì 18 aprile 2025
Tragedia sul Monte Faito: una ferita aperta tra bellezza e fragilità
Una giornata spezzata
Erano poco dopo le 15:00 quando un cavo di trazione si è rotto, un evento tanto improvviso quanto devastante. La cabina in salita, con a bordo il macchinista Carmine Parlato e quattro turisti stranieri, è precipitata in un dirupo dopo aver urtato un pilone. Le vittime – due britannici, un israeliano e lo stesso Parlato, un uomo descritto come umile e innamorato del suo Faito – non hanno avuto scampo. Un turista israeliano di circa 30 anni, unico sopravvissuto, lotta ancora tra la vita e la morte all’Ospedale del Mare di Napoli, con fratture multiple e un futuro incerto. Nel frattempo, la cabina a valle, con undici passeggeri, è rimasta sospesa a mezz’aria, ma tutti sono stati evacuati sani e salvi grazie a un’operazione di soccorso impeccabile, nonostante la nebbia e il vento che flagellavano la montagna.
Le immagini di quei momenti, condivise sui social dal presidente dell’EAV Umberto De Gregorio, mostrano turisti imbragati, calati uno a uno dalla cabina sospesa. Un’operazione che è stata un raggio di luce in una giornata buia, ma che non può cancellare il dolore per chi non ce l’ha fatta. “Una tragedia inimmaginabile e imprevedibile,” ha detto De Gregorio. Ma è davvero così?
Il Faito, tra incanto e ombre
Il Monte Faito non è solo una destinazione turistica; è un simbolo. La funivia, inaugurata nel 1952, è un’attrazione iconica, capace di trasportare 108 mila passeggeri solo l’anno scorso. Riaperta una settimana prima dell’incidente, dopo la pausa invernale, aveva subito interventi di manutenzione appena un mese fa, come dichiarato dal governatore Vincenzo De Luca. Eppure, qualcosa è andato storto. Il cavo di trazione si è spezzato, e il freno d’emergenza della cabina a monte non ha funzionato. Perché? È questa la domanda che ora brucia nelle menti di tutti.
La Procura di Torre Annunziata ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, sequestrando l’intero impianto: stazioni, cabine, cavi, piloni e documenti. Le indagini si concentrano su due aspetti: la manutenzione, che sembra essere stata regolare ma che dovrà essere scrutata al microscopio, e le condizioni meteo. Quel giorno, un’allerta gialla per vento e temporali era in vigore. Alcuni si chiedono: si poteva evitare di far funzionare la funivia? Il forte vento, che ha sfiorato i 100 km/h, potrebbe aver avuto un ruolo, ma la verità è ancora lontana.
Non è la prima volta che il Faito piange. Nel 1960, un errore umano causò la caduta di una cabina sui binari della Circumvesuviana, con altre quattro vittime. La storia sembra ripetersi, e questo rende il dolore ancora più acuto. Come ha scritto Mariateresa Imparato di Legambiente Campania: “È stata solo una fatalità, del destino cinico e baro? Domande che necessitano di risposte.”
Le voci del dolore
Tra le storie che emergono, c’è quella di Carmine Parlato, 59 anni, macchinista esperto e orgoglioso del suo lavoro. La sua vedova, Elvira Arpino, ha chiesto rispetto per il figlio Marco, che ha appreso della tragedia dai media mentre studiava a Milano. “Abbiate rispetto per lui, prima di mettere foto e nomi,” ha detto al citofono, con la voce rotta dal dolore. Carmine era un uomo che amava il Faito, che conosceva ogni curva di quel viaggio sospeso tra mare e cielo. La sua perdita è un colpo al cuore per Castellammare.
Le altre vittime – Janan Suliman, israeliana di 25 anni, Elaine Margaret Winn, britannica di 58 anni, e un quarto turista britannico ancora non identificato – erano venute per ammirare la bellezza del Golfo. Le loro famiglie, ora, arrivano a Napoli grazie a un’eccezionale apertura notturna dell’aeroporto di Capodichino, coordinate dalle ambasciate. È un dettaglio che racconta l’umanità di una comunità che, pur ferita, si stringe attorno al dolore.
Un invito alla riflessione
Mentre scrivo, penso al Faito come a un luogo che incarna la dualità della vita: bellezza e fragilità, gioia e rischio. La funivia è un simbolo di questa tensione, un mezzo che ci eleva verso panorami spettacolari ma che ci ricorda quanto siamo vulnerabili. Questa tragedia non deve essere solo un titolo di giornale o un’indagine giudiziaria. Deve spingerci a riflettere su come gestiamo le nostre infrastrutture, su come bilanciare turismo e sicurezza, su come rispettare la natura che ci ospita.
Ai familiari delle vittime va il mio abbraccio, come quello di un amico che sa che nessuna parola può colmare il vuoto. Ai soccorritori – vigili del fuoco, protezione civile, speleologi del CNSAS – va la mia gratitudine per aver lavorato in condizioni impossibili. E al Faito, che resta lì, ferito ma maestoso, va la promessa di non dimenticarlo, di imparare da questa tragedia per rendere i suoi sentieri più sicuri.
La Campania si è svegliata sotto choc, ma il Faito non è solo un luogo di lutto. È un invito a guardare in alto, a cercare risposte, a ricostruire con cura e rispetto. Perché, come ogni grande storia, anche questa merita un capitolo di redenzione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Un Blackout Senza Precedenti: La Spagna e l’Europa al Buio
Il 28 aprile 2025, un blackout di proporzioni storiche ha paralizzato gran parte della Spagna, del Portogallo e alcune aree di Francia, An...
-
Il 28 aprile 2025, un blackout di proporzioni storiche ha paralizzato gran parte della Spagna, del Portogallo e alcune aree di Francia, An...
-
C’era una volta Luca, un uomo come te, intrappolato in una routine che lo soffocava. Ogni giorno si svegliava con la ...
-
Immaginate una bambina di cinque anni, con una racchetta più grande di lei, che colpisce una pallina da tennis sotto il sole della Toscana. ...
Nessun commento:
Posta un commento